Seconda tranche in sala per i sei episodi della serie Sky di Valeria Golino che “copre” la prima parte dell’opera di Goliarda Sapienza: queste tre puntate si focalizzano dunque sulla permanenza di Modesta nella villa dei Brandiforti, e per forza di cose si trovano a dover addomesticare il caleidoscopio sensoriale approntato per la sorprendente sezione iniziale in convento della vicenda.
La struttura “da camera” permette però qui di far venire fuori in maniera più decisa le performance attoriali, con la Principessa Gaia di Valeria Bruni Tedeschi a rubare spesso la scena con la statura di un personaggio da puro woman’s film infiorettato di cattiverie e meschinità: Golino continua così la sua ricognizione sui corpi, che avevamo segnalato come centrale già nei primi episodi, e in questo caso porta avanti la decadenza fisica e la malattia della Principessa attraverso un parallelismo evidente con lo stato di abbandono progressivo del palazzo della famiglia, le pareti dell’edificio che si sgretolano, la servitù che non riesce più a stare dietro alla polvere – con Modesta che inizia ad odiare anche la vista della propria ombra che la segue lungo quelle mura scrostate.
Da questo punto di vista, l’apporto alla regia di alcuni episodi (tra cui quello conclusivo) di Nicolangelo Gelormini, autore di uno degli esordi più abissali e glaciali degli ultimi anni, lo straordinario Fortuna (di cui Golino era una delle protagoniste), conferisce a questa storia di segreti di famiglia, e di asserragliamento contro le forze della modernità di una Sicilia (e di un’Italia) che cambia, un’aura da racconto dell’orrore in costume quasi avatiana.
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